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giovedì 18 aprile 2019

Nasce la Ciclabile del Piave, 220 km dalle Dolomiti al mare

Da oggi, i cicloturisti hanno un itinerario in più da calcare: è la Ciclovia del Piave, 220 chilometri in territorio veneto, tra le Dolomiti e il mare.
A presentare la Ciclovia del Piave sono stati i Consorzi Bim Piave di Belluno, Treviso e Venezia. Il nuovo percorso, che si inserisce tra i Cammini o Vie/Ciclovie d’Italia, è un vero e proprio gioiello, capace di regalare scenari straordinari: si parte dalle Dolomiti – con le sue bellezze paesaggistiche, storiche e artistiche – e si raggiunge il mare, attraversando tre province venete fatte d’arte, storia e cultura millenaria.
Ad accompagnare la Ciclovia del Piave è, ovviamente, il fiume Piave. Un corso d’acqua che ha reso grande Venezia nel Quattrocento e nel Cinquecento, e che – questo percorso lungo 220 chilometri – lo accarezza. Si comincia dalle Sorgenti in provincia di Belluno e si arriva sino al Mar Adriatico, a due passi da Jesolo, dopo aver attraversato il bacino idrografico del fiume, nel territorio della provincia di Treviso.
La Ciclovia del Piave – che si può percorrere anche a piedi – rappresenta un’esperienza di viaggio unica e personalizzabile. È un viaggio nella storia, la storia di un fiume che ha visto i navigatori veneziani dialogare coi popoli stanziali che vivevano lungo il suo corso. Ma è anche un viaggio nella biodiversità alpina e lagunare del territorio.
Ma non solo. L’itinerario vuole essere vissuto anche come unpercorso interiore che, come Santiago de Compostela riprende il cammino dei pellegrini medioevali, ripercorre le rive del fiume Sacro alla Patria. E può essere vissuto a tappe, seguendo tematiche ben precise: i Musei, il Piave e la Grande Guerra, Castelli Torri e Abbazie, le Chiese Affrescate, i Grandi Capolavori del Piave, gli Opifici Storici, le Ville, i paesaggi del Piave. Si può decidere di approfondire tutti i temi, o di sceglierne uno solo, a seconda del tempo a disposizione e di ciò a cui si è interessati.
Perché non è solo un percorso reale, la Cicabile del Piave, ma è anche un itinerario attraverso la storia, l’arte, la presenza dell’uomo e l’emozione. Un percorso da vivere, a piedi o in bicicletta, con la volontà e l’entusiasmo di immergersi nella Storia d’Italia.
I link

giovedì 2 febbraio 2017

PARLANDO DI CARGO BIKE CON IL TOURING CLUB ITALIA

Non temono l’inverno e il freddo, se la cavano egregiamente sul ghiaccio e in più danno una grossa mano a non congestionare il traffico e a non inquinare un’aria già malaticcia e affumicata da caldaie e stufe a pieni giri. Sopra ci può andare di tutto, dai bambini ai cani, dai gatti alle fioriere, attrezzi e gelati: sono le Cargo Bike.

In Italia se ne vedono ancora pochine, ma nei paesi nordici, in particolare in Danimarca, le biciclette da trasporto sono un oggetto di locomozione sempre più diffuso, soprattutto nelle famiglie con bambini (e animali domestici a corredo). La cargo bike non è l’esperimento riuscito di un brand creativo, è la risposta efficace a un’esigenza diffusa e l’evoluzione di questa risposta nel corso degli anni: un vero oggetto di design.

CARGO BIKE, LE ORIGINI
12 luglio del 1817. Karl Drais copre la distanza tra le cittadine tedesche di Mannheim e Schwetzingen (circa 28 chilometri) su uno strano aggeggio chiamato Laufmaschine (macchina per correre) in legno e ferro. Era la Draisina, l’antesignana del francese velocipède e dell’italiana bicicletta.

Ma nelle città sempre più industrializzate gli spazi per le stalle diminuiscono e di conseguenza anche il numero dei cavalli. E mentre i professionisti più giovani e arditi sperimentano l’equilibrio sulle due ruote, donne e anziani si affidano ai più stabili tricicli.



IN INGHILTERRA AL SERVIZIO DELLE POSTE
In certi casi tre ruote sono meglio di due, soprattutto per sopportare un carico abbondante. Così, nel 1881 Il servizio postale britannico commissiona alla Bayliss-Thomas dei solidi tricicli per trasporto merci, che in poco tempo vennero perfezionati con sterzo anteriore e catena. Ecco la prima cargo bike, una bicicletta che da allora non ha smesso di mettersi al servizio della mobilità intelligente e del trasporto a impatto zero.

IN DANIMARCA, TERRA DELLA SPERIMENTAZIONE
Già agli inizi del secolo scorso la Danimarca era davanti a tutti per la propensione a muoversi senza motore. Sulle strade sfilavano lo Short John (bici con un cesto davanti appoggiato al telaio e ruotino per ospitare un carico maggiore sul fronte), e nei primi anni ‘20 la Long John: una cargo bike che fino all’avvento del motore diventa il mezzo principale per il trasporto merci in tutta la Danimarca, soprattutto per le consegne a domicilio.



Fino agli anni ’50 sono tantissimi i giovani danesi che spingono sui pedali cargo bike sempre più cariche. Alle Long John e alle Short John si iniziano ad aggiungere modelli più robusti. Il declino arriva nel dopoguerra con la diffusione dei mezzi a motore. Ma sarà un declino temporaneo.
L’ITALIA PRIMA DEL BOOM
Nell’immaginario collettivo siamo il paese della Vespa ma invero fino agli anni '60 guidare un mezzo motorizzato era un lusso per pochi. Nelle città (e non solo) si pedalava, e molto, con biciclette a due o a tre ruote per finalizzare una vendita in strada, per offrire un servizio alla gente, per portare ghiaccio, gelati e grattachecche, per affilare coltelli, per aggiustare suole. E la bicicletta muoveva le persone alla scoperta di un paese per molti ancora sconosciuto, come ci ha insegnato la storia del TCI, iniziata proprio sulle due ruote.


CARGO BIKE, FUTURO GREEN E SOSTENIBILE
Moltissimi gli spunti che arrivano dal progetto cyclelogistics.eu, promosso dall’Unione Europea e centrato proprio sul trasporto in bicicletta. Senza entrare nei tecnicismi a noi basta il conforto di leggere che negli ultimi dieci anni in una città come Copenhagen il mercato delle Cargo Bike ha macinato vendite per 35mila unità e un quarto dei residenti ne fa un utilizzo quotidiano.

Eppur si muove, anche nell’Europa mediterranea, e persino in Italia, dove nei centri maggiori sempre più privati e aziende stanno ripensando il modo di vivere la mobilità urbana vendendo magari la seconda auto e investendo in una Cargo Bike. Tanti i produttori di biciclette che stanno aggiornando le loro linee di produzione e i loro cataloghi. I prezzi sono ancora in una fascia tra i millecinquecento e i 3mila euro e oltre (quelle a pedalata assistita), ma l’investimento è il migliore possibile per far abbassare le soglie di inquinamento, alleggerire il traffico dei centri storici e migliorare la qualità di vita, magari non pagando più bollo di circolazione e benzina.



venerdì 5 dicembre 2014

CORSI DI CICLOMECCANICA PRESSO L'ASS.ne PRO LOCO DI COLLEVERDE

Il ciclocoverde

CORSI DI CICLOMECCANICA






A partire dal 17/02/2015 tutti i martedì alle ore 18,30 partiranno presso la Pro Loco di Colleverde, in via Monte Gran Paradiso, 25 i Corsi di Ciclomeccanica, con finalità teorica e pratica. Per tutti coloro che si iscriveranno, prenotando anticipatamente, alle lezioni successive recuperereranno le lezioni precedenti, in una turnazione da stabilire. I corsi tratteranno i seguenti argomenti nelle sei lezioni previste:

- PRIMA LEZIONE: camere d'aria, copertoni, forature: come intervenire e come scegliere i copertoni giusti;
- SECONDA LEZIONE:  Freni nella loro tipologia, manutenzione revisione e sostituzione con spiegazione relativa all'impianto frenante;
- TERZA LEZIONE: movimenti di trasmissione, cambio, componenti di scorrimento, serie sterzo e movimenti centrali, come intervenire e come capire loro stato di usura;
- QUARTA LEZIONE; la giusta posizione in sella, scelta della bici, manutenzione ordinaria e sicurezza stradale;
- QUINTA LEZIONE: raggiatura e centratura di una ruota;
- SESTA LEZIONE: concetti di ciclorestauro con spiegazione su analisi dell'usato, recupero telaio e di eventuali cromature. Nozioni di lucidatura e verniciatura.

I corsi saranno gratuiti e si  svolgeranno presso la Pro Loco di Colleverde, con un  gruppo di minimo 4 persone.
Lo scopo di questi corsi è quello di rendere autonomi e consapevoli tutti coloro che decidono di avvicinarsi all'uso della bicicletta e al mondo del Cicloturismo, per rendere questo mezzo un piacere e non una difficoltà.
SI COSTITUIRA’ IL GRUPPO DI APPASSIONATI DI BICICLETTE
PER PEDALATE DA FARE INSIEME!

Per info, approfondimenti e casi particolari potete contattare il Responsabile del Corso, il Socio Lorenzo al numero  3494363234. Segreteria Pro Loco 0774.570900 – lorenzo.ciclista@gmail.com

E con la partecipazione:

                                                    

mercoledì 22 ottobre 2014

Un'opera d'arte: bicicletta Rosati da panettiere

Questo sabato sono andato a ritirare una bicicletta d'epoca da panettiere gentilmente donata per il velomuseo. Non ho avuto dubbi che fosse un pezzo unico nel suo genere quando l'abbiamo tirata fuori dalla cantina, è bastato dare una gonfiata alle gomme ed era già pronta per tornare sulla strada. Ovviamente qualche piccola messa a punto è necessaria al movimento centrale e la freno contropedale ma per il resto tutto perfettamente a posto non ostante i suoi 70 anni. Le lavorazioni del telaio puramente artigianali in tutta la sua struttura ma progettata nei minimi dettagli per essere stabile e comoda per lavorare. Dopo aver ringraziato e fatto una foto ricordo con gli ex prorpietari mi sono incamminato convinto che superato i primi momenti di confidenza, sicuramente mi avrebbe portato a destinazione. Purtroppo il tempo non è stato molto clemente infatti pioveva ma lei sembrava non temere il maltempo, non un cedimento, non uno scivolone, non una frenata a vuoto nonostante l'acqua. Attirava l'attenzione di tutti giovani e meno giovani : chi la vedeva come una novità e qualcun'altro che mi fermava per raccontarmi i suoi ricordi legati ai garzoni di bottega che la utilizzavano per le consegne. Una Rosati del 1940 oggi verniciata di blu ma tutti i signori mi ricordavano come fossero nere con i cerchioni rossi e con una bella rosa rossa come stemma sul parafango posteriore. Presto tornerà sulla strada con isuoi veri colori e chissà se avrete il piacere di vederla e magari provarla.

lunedì 19 maggio 2014

Due cambi di gran successo: Campagnolo Gran Sport e Gruppo Record

Cambio record

Per tutti coloro che restaurano bici e incappano spesso in questa tipologia di cambio. Con questa tipologia di cambi, si comincia ad avere i cambi a parallelogramma deformabile, un principio che non è stato più abbandonato e applicato anche sui cambi più recenti.
Cambio Gran Sport
Cambi a doppia puleggia, manovrato tramite un filo metallico collegato a un manettino posto sul tubo del telaio. Come nei cambi moderni il tendi catena è posto nella parte inferiore rispetto ai pignoni, con il vantaggio di evitare di retropedalare per deragliare la catena, potendo così gestire ben 5 rapporti. Campagnolo abbandona per sempre il principio del cambio senza attriti. Questo è il cambio Gran Sport che riscuoterà successo a livello internazionale surclassndo il suo attuale rivale Simplex che verrà completamente ridimensionato.
Manettini deragliatore cambio

Gruppo Record

Dopo il lancio di questo cambio nel 1950 Campagnolo assume il ruolo di leader del mercato, i cambi ricercatissimi dai migliori corridori e produttori del periodo tanto che Tullio Campagnolo inizia a dedicarsi ai rapporti commerciali dai quali deduce come sia necessario non creare solo il cambio ma un kit di componenti che progettati e studiati insieme, riuscissero a migliorare le prestazioni e il valore del prodotto che si usava: nasce così il "GRUPPO".
Con il cambio  Gran Sport si era già iniziato a parlare di moltiplica con la necessità di creare un deragliatore anteriore, ma con il Gruppo Record nel 1958 crea una guarnitura totalmente realizzata in lega leggera e dotata di un attaccatura a perno quadro, il resto del kit è composto da movimento centrale, serie sterzo, pedali, reggisella graduabile e un deragliatore di nuova concezione.
Vista la bontà del cambio Gran Sport si mantiene molto il vecchio progetto anche se la novità più significativa risiederà nella posizione del guidacatena, decentrata verso la puleggia superiore per aumentare l'efficenza e la velocità di cambiata.
Questo "nuovo cambio" si chiamerà RECORD.


martedì 29 aprile 2014

La corretta posizione in sella

Una buona postura in sella è il principio di base per ottenere degli ottimi risultati a livello di resa muscolare e riuscire a gestire al meglio la respirazione per ottenere una prevenzione delle patologie tipiche da postura inadeguata. Fondamentalmente il ciclismo fà bene sia alla schiena che alle ginocchia sempre che si seguano degli accorgimenti utili, questo perchè una posizione standard non esiste in quanto i parametri possono cambiare a seconda del livello di preparazione, delle attitudini ed esigenze. Siccome le regolazioni devono essere fatte su componenti che hanno escursioni minime la cosa basilare è scegliere la bicicletta della taglia giusta. Se riusciamo facciamoci aiutare da un compagnio per farci le nostre regolazioni in modo che ci tenga ferma la bici e controlli la corretta posizione. Andiamo a vedere un pò cosa controllare:
- non si pedala mai utilizzando la pianta del piede o il tallone. Il metatarso si colloca sull'asse del pedale tenendo              il tallone un pò sollevato.Una posizione scorretta potrebbe creare affaticamento precoce e lombalgie.
- l'altezza della sella in pianura e in salita deve essere regolata in modo che pedalando all'indietro con i talloni appoggiati sui pedali si possa distendere completamente la gamba senza oscillazioni delle anche.
- la sella deve essere orizzontale, parallela al terreno quindi se la punta è troppo alta o troppo bassa dobbiamo sistemarla.
- la sella deve essere arretrata o avanzata  al punto che, con le pidivelle orizzontali, la proiezione del centro delle articolazioni del ginocchio passi per il perno del pedale.
- per quanto concerne la distanza sella- manubrio abbiamo le seguenti angolazioni da prendere in considerazione:
45° angolo che la schiena forma col terreno e con l'asse delle pidivelle
90° angolo che si deve formare tra l'asse della schiena e quello delle braccia poste sul manubrio e con la pidivella in posizione orizzontale con il piede poggiato sopra con l'asse della coscia, prallelo a quello delle braccia.
Il carico del corpo deve essere supportato per lo più dalla sella altrimenti si ptrebbe verificare una compressione nervosa sulle mani causa di formicolii, con il rischio di un'infiammazione del nervo ulnare e del tunnel carpale.

lunedì 28 aprile 2014

PEGEOUT PX 50 L





Questa  bellissima bicicletta, l'ho comprata in un buono stato di conservazione, anche se i freni erano da sistemare, ma fortunatamente girando per i cicloriparatori di Torino, sono riuscita a trovare una coppia di freni originali, così come alcuni componenti che avevano bisogno di essere sostituiti.
La Pegeout prima di dedicarsi al mercato delle automobili infatti, produceva biciclette. Questa è un restyle vintage del 1977, con freni progetto cantilever e tripla sul deragliatore anteriore, non vecchissimo ma comunque con il suo meraviglioso fascino.
Un paio di gomme nuove  una lubrificata generale e una bella lucidata e ve la lascio ammirare.

lunedì 21 aprile 2014

martedì 15 aprile 2014

REGOLAZIONE DEL CAMBIO

Una delle situazioni più spinose che ci può capitare, quando si fà cicloturismo o cicloescursionismo, sono i problemi alla trasmissione: catena rumorosa, si toglie spesso o si fà fatica a cambiare. Una volta le bici avevano un deragliatore solo quello posteriore, nelle biciclette attuali sono due: l'anteriore delle moltiplica e il posteriore detto anche cambio legato al pacco pignoni messi in comunicazione tramite la catena di trasmissione. Doppio deragliatore doppi i problemi che potremmo avere, ma in realtà il discorso non è così spinoso come potrebbe sembrare. La mountain bike è sostanzialmente una bicicletta da battaglia che non si usa su pista, ma su terreni sconnessi per cui può capitare spesso di doverci mettere le mani, molte city bike montano spesso cambi o rapporti da mountain bike, per cui non facciamoci scrupoli sull'uso dei nostri prodotti.
Quali regolazioni sul cambio possiamo fare e quando?   

 1. REGISTRO DELLA TENSIONE DEL BILANCIERE: quando con la catena sul pignone posteriore più grande, la puleggia alta tocca il pignone e pizzica la catena, andremo ad avvitare la vite che si trova nella parte posteriore vicino al telaio. Con questa operazione andremmo ad allontanare il bilanciere all'indietro.



2. REGISTRO DEL DERAGLIATORE  ANTERIORE: quando la catena ha difficoltà ad entrare nei rapporti della moltiplica o addirittura fuoriesce durante le cambiate. Dovrebbero esserci solitamente due viti : la vite esterna regola il fine corsa esterno, ovvero quello della corona grande e viceversa. Avvitando si riduce la corsa, svitandola la si aumenta portando di conseguenza la catena oltre il pignone.



3. REGISTRO DEL DERAGLIATORE POSTERIORE: i problemi che potremmo avere sono simili a quelli che si presentano sul deragliatore anteriore. In questo caso la vite superiore regola il fine corsa esterno (pignone piccolo) e viceversa. Come nel deragliatore anteriore avvitando si riduce la corsa e svitandola la si aumenta portando la catena oltre il pignone.



In queste operazioni la cosa importante è vedere, quando si agisce sulle viti, il movimento fisico dei nostri deragliatori. L'operazione richiede un pò di tempo e qualche tentativo prima di trovare la situazione ottimale. A volte come primo tentativo a situazioni di rumore o scatti sul cambio posteriore , possiamo intervenire mediante la vite di registrazione del filo del cambio o del deragliatore, mediante l'apposito registro posto vicino ai manettini dove cambiamo le marce. Quì dobbiamo ricordare che SVITANDO SI TIRA IL CAVO e viceversa.

martedì 8 aprile 2014

FARE CICLOTURISMO

Il cicloturismo coniuga lo sport del ciclismo con un turismo itinerante, in un concetto di ecosostenibilità. Affronteremo quindi una serie di argomenti che ci aiutino a fare questo sport al meglio che, per gli amanti della montagna, spesso diventa cicloescursionismo. Questo accade spesso, sopratutto perchè il modello di bicicletta che normalmente trova maggior diffusione è la mountain bike. In entrambe i casi i ciclisti si dovrebbero differenziare dagli altri turisti, per il profondo rispetto dell'ambiente e delle regole dei luoghi visitati.
In entrambe i casi :
- la bicicletta  è il mezzo con il quale affrontiamo i nostri viaggi che possono durare uno o più giorni. Iniziamo con il valutare il tipo di bicicletta dobbiamo acquistare in virtù del tipo di viaggio che dobbiamo affrontare e delle condizioni meccaniche del nostro mezzo. Controlliamo tutti i suoi componenti, senza trascurare nulla telaio compreso e le sue saldature: spesso può capitare che a seguito di una botta o un sovraccarico da bagaglio si creino delle crepe a cui non diamo la giusta considerazione. Se il nostro viaggio prevede viaggio in treno, con conseguente smontaggio e rimontaggio di alcuni componenti della bicicletta, maggior attenzione dovrà essere prestata che tutto sia al suo posto sopratutto nel caso dei freni v-brake e di tutte le guaine di comando dei freni e dei gruppi cambio e deragliatore. Controlleremo quindi: regolazione dei freni, funzionamento e regolazione del cambio e del deragliatore, se le ruote sono state rimontate regolarmente, lo stato dei nostri cerchi e dei nostri pneumatici, ammortizzatori, pedali e sella con relativo canotto. Importante e non trascurabile è la pulizia del nostro mezzo che ci permette di valutare meglio  qualsiasi cosa.

- abbigliamento ed equipaggiamento:  uno degli elementi principali del nostro abbigliamento è il CASCO. Anche se di semplice costruzione è comunque la migliore protezione per la nostra testa. Quando acquistiamo il casco accertiamoci sempre che ci sia la traghetta che riporta la scritta "EN1078" certificazione Europea. Consiglio spassionato acquistate sempre caschi che abbiano delle retine di protezione delle feritoie, onde evitare che ospiti si vadano a infilare e rovinarci la vacanza. L'abbigliamento da ciclista è variegato e volendo si potrebbe scrivere per pagine intere, io mi voglio limitare a consigliare un abbigliamento a "cipolla" per la versatilità nello spogliarsi e rivestirsi. Comunque fondamentale è indossare un pantalone da ciclista con il "pannolone" ovvero quel fondello posto in basso che evita irritazioni dovute al prolungato sfregamento delle parti anatomiche con la sella. Ovviamente la qualità del "pannolone" dipende molto dal prezzo e alla qualità dell'imbottitura. Le sacche rivestono un ruolo importante e personalmente ritengo che debbano avere: impermeabilità, robustezza, catarifrangenti di ingombro, capienza e tasche comode e intelligenti. Un kit di pronto soccorso non guasta, il momento del deficente capita a tutti e avere l'occorrente per una medicazione non guasta, come in teoria non dovrebbe mancare un kit di pronto soccorso per la nostra bici. Il tutto sapientemente studiato affinchè occupi poco spazio e non sia necessariamente pesante. Casco si ma anche una mantellina nel caso in cui il tempo dovesse guastarsi e una pettorina catarifragente, inutile menzionare le luci e un computer indicatore di velocità e km.

- posizione della sella, preparazione atletica e norme di comportamento: salire su una bici non è così semplice come potremmo pensare, una posizione scorretta potrebbe non crearci problemi su brevi spostamenti, ma non perdonare le nostre ginocchia o la nostra schiena in caso di pedalate decisamente prolungate. Andare in bici con la posizione giusta, ma con la giusta consapevolezza dell'utilizzo del nostro prodotto. Possiamo avere anche una bici con 32 marcie, che però non siamo in grado di utilizzare ma peggio ancora utilizzare in modo inopportuno rischiando di sentire rumoracci strani o addirittura rottura di catena. Il rispetto del mezzo è importante come è importante conoscere le norme di guida della nostra bici sulle strade ma sopratutto nei percorsi mountain bike dove qualcosina in più sicuramente c'è da sapere, sempre che non ci divori la convinzione di poter partire e fare 70 km senza aver fatto un pò di prearazione.

Ho scritto molto sinteticamente in questo post gli argomenti di carattere generale nel caso vorreste approfondire uno o più argomenti potete mandare una mail a:

                                               lorenzo.ciclista@gmail.com

vi risponderò scrivendo un post su tutti i vostri quesiti. Questo perchè gli argomenti sono tanti e tante le domande alle quali cercare di trovare spesso una risposta.

venerdì 21 febbraio 2014

CICLOFFICINA ON LINE

Ho chiamato questo blog "TEKNO BICI" perchè vorrei occuparmi della riparazione e manutenzione delle nostre amate biciclette. Spesso quando si è inesperti, è difficile fidarsi dei riparatori.
Se qualcuno di voi dovesse avere bisogno di un aiuto o un consiglio per un guasto o una riparazione del vostro mezzo potete inviare una mail a:
                                                  lorenzo.ciclista@gmail.com

Vi risponderò non oltre le 24 ore.

mercoledì 12 febbraio 2014

A proposito di norme impariamo dalla Francia

Capita spesso in Italia, che gli automobilisti facciano quello che tanti chiamano il "pelo" ai ciclisti sorpassandoli. In Francia è stata inserita nel codice della strada una norma che impone ai conducenti degli automezzi di lasciare uno spazio di 1,5 metri quando sorpassano un ciclista.E' vero che chi ama viaggiare in gruppo fuori dalle piste ciclabili non lo fà come dovrebbe in fila indiana,ma su più file,occupando la carreggiata,innervosendo gli automobilisti e inducendoli ad avere comportamenti aggressivi nei nostri confronti.Quindi al di là di un comportamento responsabile da parte nostra,sarebbe giusto che i legislatori varino anche in Italia norme che salvaguardino una categoria debole com'è quella dei ciclisti.Si eviterebbero molte situazioni di pericolo e incidenti. Mentre il ciclista viene sorpassato, può avere per qualsiasi motivo necessità di spostarsi verso l'interno o verso l'esterno,anche magari di pochi centimetri, per evitare una buca, un ostacolo o anche solo per un problema meccanico e avere lo spazio di movimento è veramente indispensabile.....
Dobbiamo dire che con questo la Francia ci ha dato un esempio da seguire varando delle normative per la sicurezza stradale, tutelando sia gli automobilisti che i ciclisti. Dico questo perchè sicuramente non fà a piacere a nessuno essere coinvolto in un sinistro stradale. Ora tocca ai nostri parlamentari varare nuove normative sull'esempio dei Francesi e a noi di ricordarglielo.

lunedì 11 novembre 2013

Freni idraulici non necessariamente a disco

Non tutti sanno che sulla stragrande maggioranza delle bici, oggi si può montare un tipo di freno idraulico senza necessariamente montare i dischi. Il sistema frenante della Magura, ditta tedesca, adotta infatti un sistema frenante idraulico simile a quello delle automobile che si può montare sulla stragrande maggioranza delle biciclette con sistema V-Brake che su quelle da corsa con una pinza appositamente progettata. Il sistema idraulico infatti toglie completamente il problema dell'usura dei cavi. In questo post parliamo del sistema frenante HS11. Deriva dal modello hs33, sistemi studiati per biciclette urbane, VTC e trekking, un freno adattisimo per gli usi quotidiani o anche sui terreni più impegnativi in temini di affidabilità, longevità e semplicità di montaggio e manutenzione. Un freno su cerchio completamente idraulico con manopole in composto con leve in alluminio 4 dita con tipico disegno da trial e sistema TPA  integrato per compensare l'ususra dei pattini. Tutto per un peso complessivo di 445 gr. Possiamo adottare il sistema sia sulla ruota anteriore che su quella posteriore.


Per maggiori info visistate:   http://www.magura.com/it.html

mercoledì 30 ottobre 2013

Bicicletta da cicloturismo

La bicicletta da cicloturismo deve rispondere a determinati requisiti per permetterci di effettuare itinerari di medio e lungo chilometraggio con un certo comfort ed in assoluta sicurezza.

1) TELAIO: possibilmente in acciaio di buona qualità (per sfruttare la naturale elasticità di questo materiale ) con forcella rigida in acciaio, geometria tradizionale ( non sloping ) con carro lungo, attacchi portapacchi e passaggi ruote adeguati.
Per ciclisti da circa m 1,60 in su preferire ruote da 28” (700 mm).
2) RUOTE: robuste con cerchio a profilo basso, 36 raggi inox da 2 mm montati in quarta, copertoni con sezione da 28 a 38 mm.
3) MANUBRIO: che permetta varie posizioni, curva da corsa, dritta con appendici, rialzata pluriposizioni.
4) SELLA: adatta alla propria morfologia, con scarico centrale.
5) RAPPORTI : tripla anteriore e pacco pignoni con dentatura adeguata. Almeno rapporto 1:1 corona piccola anteriore uguale al pignone grande posteriore. Meglio se il più grande posteriore maggiore del piccolo anteriore (es. posteriore più grande 32 o 34 denti, anteriore più piccolo 26 o 28 denti).
6) PEDALI: con puntapiedi o a doppia faccia normali e attacco rapido.
7) FRENI: efficienti possibilmente V-brake.
8) GRUPPO: mozzi, movimento centrale, catena, guarnitura, cambio e relativi comandi di buona qualità e scorrevolezza
9) CAVI FRENI E CAMBIO: cavi in acciaio inox e guaine con rivestimento interno in teflon.
10) PORTAPACCHI ED ACCESSORI: portapacchi robusti con possibilità agganci per borse, borsa anteriore sul manubrio, cavalletto laterale posteriore, 2/3 portaborracce, borsello per attrezzi, ciclocomputer, eventuali parafanghi ed impianto illuminazione fisso o mobile.